Molti imprenditori non sono consapevoli delle conseguenze che la morte di un socio può causare a un’attività.
Ma la cosa non dovrebbe sorprenderti più di tanto.
Infatti, se hai mai cercato su Google informazioni di questo genere, probabilmente hai già notato quanto sia difficile trovare risposte chiare e precise.
Il problema è che la maggior parte dei siti riguardanti la legge sono scritti da avvocati che utilizzano un linguaggio estremamente “tecnico”. Di conseguenza, risultano praticamente incomprensibili per un comune essere umano.
Magari leggi un paio di articoli, capisci sì e no un quarto delle cose che ci sono scritte e chiudi la pagina ancora più confuso di prima.
Ecco perché generalmente chi fa impresa non sa bene cosa accadrebbe qualora un socio venisse a mancare.
Per colpa del “tecnichese” presente nel 99% di siti riguardanti la legge, gli imprenditori non riescono a informarsi.
E quando un imprenditore non conosce i rischi a cui esposta la propria azienda, tende a trascurare l’importanza di proteggerla. E a quel punto possono verificarsi vere e proprie tragedie (in primis, il fallimento dell’attività).
Proprio per questo motivo ho deciso di scrivere questo articolo e fornirti una mappa chiara di come funziona la successione delle quote aziendali – e permetterti così di proteggere la tua azienda dal rischio di morte di uno dei soci.
La morte di un socio potrebbe diventare il capolinea per la tua attività…
Scopri perché e come evitarlo
Ecco quello che dice la legge a riguardo:
“In caso di morte di un socio, se gli eredi sono soci della società, questi accrescono le proprie quote. Se invece gli eredi non fanno parte della società, possono scegliere se entrare a farne parte o (come avviene nella maggior parte dei casi) ricevere la liquidazione delle quote”
Ma che cosa significa in concreto?
Vediamolo con un esempio.
Qualche mese fa, stavo facendo una consulenza a Luca, un imprenditore di Vicenza.
Luca possiede un’azienda produttrice di stampi.
L’ha fondata nel ‘92 assieme a Massimo, uno dei suoi più cari amici.
Le vendite negli ultimi anni sono andate a gonfie vele. E tra avviamento, immobile e macchinari, l’azienda ha un valore di circa 2 milione di euro.
Al momento della consulenza, le quote della società erano divise in questo modo:
- Il 65% a Luca;
- Il 35% a Massimo.
Dopo aver visto questi dati, ho fatto una domanda a Luca – domanda che desidero porre anche a te:
«Secondo te… va tutto bene?»
A colpo d’occhio chiunque risponderebbe di sì.
Del resto, l’azienda va a gonfie vele.
Negli ultimi anni ha fatturato molto e le vendite aumentano di anno in anno.
È pure assicurata contro la maggior parte dei rischi a cui le aziende sono generalmente esposte, (come catastrofi naturali, furti, infortuni dei dipendenti, e così via).
Tuttavia, se analizzi meglio la situazione, scopri che non è tutto a posto.
L’azienda di Luca è esposta ad un pericolo molto grosso. Un rischio che potrebbe farla chiudere dall’oggi al domani, mandando in polvere il duro lavoro che Luca ha svolto negli ultimi 28 anni.
Di cosa parlo?
1) Ipotesi numero 1: muore Luca;
Luca è figlio unico, non ha figli e i genitori sono venuti a mancare qualche anno fa.
Il suo unico erede è la moglie, Lisa, che lavora nell’amministrazione dell’azienda ed è in ottimi rapporti con Massimo.
Se Luca dovesse morire, le quote passerebbero a sua moglie. Lei diventerebbe socia di Massimo e continuerebbe a lavorare in azienda. Di conseguenza, la società rimarrebbe in piedi.
Ecco perché, il vero rischio, è se a morire dovesse essere Massimo.
2) Ipotesi numero 2: muore Massimo.
In questo caso, la situazione si complica.
Massimo non ha né figli né moglie.
Non ha neppure dei fratelli.
Ha solo un cugino di primo grado che vive a Milano e che non vede da ormai qualche anno.
Ecco qual è il rischio per l’azienda di Luca.
Se Massimo muore, le quote vengono ereditate da suo cugino. Da una persona che non ha nulla a che fare con l’azienda e che quindi, quasi sicuramente, chiederebbe la loro liquidazione.
Questo significa che da un giorno all’altro Luca si ritrova a dover dare 700 mila euro (il 35% di 2 milioni) ad una persona che neppure conosce.
E cosa accade se Massimo non ha cugini di primo grado? Che l’eredità va a quelli di secondo.
E in caso di assenza anche di questi ultimi?
Succede che a Luca viene servito su un piatto d’argento un debito di 700 mila euro con lo Stato Italiano.
Purtroppo però, visto che sono rari gli imprenditori a possedere una cassa così grande, la maggior parte di loro è costretta a vendere la propria azienda pur di liberarsi da questi debiti così grossi.
Capisci ora come mai le successioni delle quote di una società possono causarti danni enormi, come ad esempio la chiusura della società stessa?
«Ad oggi, saresti in grado di affrontare una spesa di 700 mila euro?»
Quando ho posto questa domanda a Luca, ha ammesso che no, non potrebbe permettersi di saldare una spesa così grande.
Ecco che, in caso di morte di Massimo, Luca sarebbe stato costretto a privarsi dei propri guadagni per chissà quanti anni, fino a coprire l’intera somma – somma che, ti ricordo, è destinata ad una persona che Luca non ha neppure mai visto in vita sua.
Ma la parte peggiore è che quello di Luca non è un caso unico.
Sono a migliaia le aziende che corrono lo stesso rischio della sua.
Perché solo pochi imprenditori sono davvero consapevoli di cosa accade se viene a mancare uno dei soci. E questo porta a delle vere tragedie. Proprio come quella che sarebbe potuta accadere a Luca se non avesse aperto gli occhi su questa situazione.
Non voglio portare sfiga. Ci mancherebbe altro.
Tuttavia, è un dato di fatto con cui bisogna fare i conti: ogni giorno, sui giornali, sono presenti casi di infortuni o malattie che hanno portato l’ennesimo imprenditore al decesso.
Solo che quando questo succede a uno dei tuoi soci, se non ti eri preparato a questo imprevisto, rischi di dover prendere la tua azienda e servirla sul piatto d’argento a delle persone che neppure conosci.
Tutti i tuoi sforzi e i rischi che ti sei assunto nel corso degli anni vengono trasformati in denaro e messi nelle tasche di uno sconosciuto – o al limite, in quelle dello Stato.
Ecco come mai NON è sufficiente un fatturato alto per mettere al sicuro un’attività.
Se vuoi che la tua azienda possa continuare a trasportare denaro nel tuo conto corrente, dovresti proteggerla al 100%, prevedendo in anticipo (ed eliminando) tutti i rischi a cui è esposta.
Un po’ come fai quando un bambino impara a camminare, che metti dei paraspigoli in gomma su tavoli e comodini per evitare che possa farsi del male.
Un’azienda è come un bambino. Solo che il rischio non è quello di un bernoccolo.
Se uno dei soci viene a mancare, il rischio è quello di dover tirare fuori somme che, per la maggior parte degli imprenditori, sono insostenibili.
Ed è proprio qui che intervengono le assicurazioni
Un’assicurazione – se fatta ad hoc sulle necessità della tua azienda – è come un “paraspigoli universale” che la protegge da tutti i pericoli che potrebbero mandarla in fallimento dall’oggi al domani.
Grazie alla polizza di cui ora è munito Luca, se Massimo venisse a mancare ci penserebbe l’assicurazione a pagare i 700 mila euro di eredità (e l’azienda continuerebbe a portare denaro nelle sue tasche, mantenendo così intatto il suo stile di vita e quello della sua famiglia).
Tuttavia, come puoi immaginare, ogni azienda ha bisogno di una polizza studiata su misura per sé – e valutata in base ai rischi a cui è maggiormente esposta l’attività.
Proprio per questo motivo, quando un imprenditore vuole scoprire come proteggere sé stesso, la propria famiglia e la propria azienda, come prima cosa organizzo una consulenza in cui analizzo la sua situazione.
Solo dopo aver scoperto gli imprevisti che potrebbero lasciarlo senza entrare o prosciugare il suo patrimonio, allora sono in grado di proporgli la miglior soluzione per proteggersi.
Per colpa del linguaggio troppo “tecnico” dei siti che trattano tematiche come quella della “successione”, molti imprenditori non sono consapevoli degli imprevisti a cui sono esposti. Imprevisti che, quando accadono realmente, possono mandare aziende intere al fallimento.
Ecco perché ho deciso di offrirti una consulenza gratuita dove analizzerò la tua attività e i rischi a cui è esposta.
Dopo non sarai obbligato a sottoscrivere una polizza con me. Non è questo il motivo per cui ti sto offrendo la consulenza.
Il motivo è che ancora TROPPI imprenditori non sono consapevoli dei rischi a cui è esposta la propria azienda. E penso che “se posso aiutarli, allora DEVO aiutarli” – soprattutto se ne va della loro vita e di quella della loro famiglia.
Se vuoi mettere al sicuro la tua attività e permetterle di continuare a trasportare denaro nel tuo conto corrente – mantenendo così intatto il tuo stile di vita indipendentemente dagli imprevisti che potrebbero accadere – clicca qui e compila il form per essere ricontattato.
Alla sicurezza della tua attività,
Diego Saretta